mercoledì 10 ottobre 2018

Randi6

Mi piace grogiolarmi nel mio morbido divanetto beige con fiori, soprattutto quando il sole del mattino scalda la vetrata. Appoggio il mio musetto sul bordo imbottito a un centimetro dal vetro e da lì mi godo il 'mio mondo' esterno: a destra il parco e le sue grandi piante, in basso davanti altri alberi e in lontananza le case rosse, a sinistra la strada e poi gli orti. Ma di fronte ho il cielo! al sesto piano è bellissimo, ho visto le albe infuocate di questo caldo estate, il cielo stellato e l'eclissi. Eppoi vedo passare tantissimi aerei, di alcuni conosco la rotta, puntuali al solito orario li sento arrivare in lontananza; ad esempio alle 6.45 arriva il boeing da Abu Dhabi, poi quello delle 7,20 da Shanghai, entrambi diretti a Malpensa. E così via. Se ritardano o anticipano li riconosco ugualmente, conosco il rombo dei loro potenti motori. Oggi il sole inonda la stanza, amo tantissimo questa casa luminosa, soprattutto questo (per me) bellissimo salone. Sono qui da soli sette mesi, i traslochi mi innervosiscono, questo è il terzo; spero sia l'ultimo. Mi piace molto, tanto che mi sembra di aver sempre vissuto qui. La casa rappresenta per me la pace dentro, il tepore del tempo che passa lento senza mettermi ansia, la sicurezza di non correre alcun pericolo, l'amore della famiglia che ricevo e che posso dare; non mi capita mai di voler essere da un’altra parte. Sono terribilmente attaccata a queste 'cose'. Sarà per via di quel pomeriggio che rientrando non trovai più la mia 'cuccia', la mia mamma gatta e i miei fratellini. Durante la giornata avevano portato via il legname, con con esso la mia 'casa' e tutto quello che significava per me. Avevo cinque mesi. Spaventata dai rumori, rannicchiata sulla terra nuda diventai una pallina e piansi fino a metà notte, poi decisi di non miagolare più per non attirare l'attenzione dei tanti animali che giravano nella zona. Mi convinsi che al mattino la mia mamma gatta sarebbe venuta a cercarmi e quindi mi conveniva restare lì, esattamente lì dove ero nata, in una nicchia sotto una catasta di legna. Non mi accorsi dei colori dell'alba, nè dopo del tepore del sole d'agosto. Aspettavo la mia mamma gatta. Quel giorno lo passai così, ora dopo ora, testarda su quel pezzetto di terra nuda aspettando e miagolando ad ogni rumore affinchè la mia voce raggiungesse la mia mamma e la riconoscesse subito. Sicuramente mi stava cercando! Arrivò la sera, poi la notte e poi ancora un altro giorno afoso di agosto. Mi convinsi amaramente che mia mamma mi aveva abbandonato. Avevo fame e sete, le orecchie mi scottavano, il nasino era asciutto. All'alba del terzo giorno decisi di abbandonare la piccola fossa che si era formata sulla terra nuda dove ero stata ferma immobile in attesa per tutte quelle ore. Quale direzione prendere? raddrizzai i miei baffetti, odorai l'aria e andai diritta, difronte a me c'era un grande prato; pensai che camminando in quella folta incolta erba nessuno mi avrebbe visto. Raccolsi le mie poche forze e dinoccolando, spaventata, mi infilai veloce sotto il primo ciuffo di erbacce e subito mi accorsi di essere in trappola. Le mie zampette erano troppo corte per farsi strada tra quel groviglio, non riuscivo nè a procedere e nemmeno a tornare indietro.


2 commenti:

  1. Ciao Randi deve essere molto bella la tua nuova casa, molto luminosa ! Vedo che i ricordi del tuo travagliato passato riemergono ora che ti senti protetta e circondata d'amore!

    RispondiElimina
  2. Seguimi e ti racconterò tutta la mia storia!

    RispondiElimina