Uno dei momenti belli della vita e' quello della pappa. Da quando sono 'malata' mangio tre volte al giorno l'umido; mai successo in tutta la mia esistenza! Di solito ricevevo la sera una scatoletta di cibo per gatti, sempre della migliore qualità, che mangiavo in parte subito e poi durante la notte. Le crocchette invece non mancavano mai. 'Elimina troppe proteine, meglio abbondare con carne e ridurre le crocchette. Niente dieta, che mangi quello che le piace', Parole sacrosante quelle di Barbara! Purché non ingrassi! Ma come, peso tre chili e mezzo. Mai stata grassa! So di essere 'difficile', esigente in fatto di cibo e di aver spesso complicato gli acquisti di Cris e riempito la dispensa di scatolette 'archiviate' e poi finite ad altri gatti.
'Randi vieni dai, è ora della pappa!' Adoro questa frase, in realtà mi basta sentire 'pappa' per risvegliarmi di colpo. Mi metto ai piedi di Cris, in cucina, e aspetto paziente. 'Vediamo, vediamo cosa vuoi questa mattina?' mi dice compiacente aprendo l'anta della mia dispensa 'tonnetto con salmone, tonnetto con pesce azzurro, tonnetto con quinoa, tonnetto con alicette, tonnetto con manzo, tonnetto con papaya, tonnetto con acciughine...' Tutte cose che mi piacciono. Poi ci infila 'dieta renal function, sfilaccetti di tacchino, pollo renal adult, tonnetto con aloe (amarissima), mousse di pollo e mela...' cibo che mi fa rabbrividire. Ha del sadismo, ride! Penso che faccia apposta per tenermi sulle corde. Intanto sento il cucchiaino che sbatte sul fondo della mia amata ciotola azzurra, conto le volte che gira e rigira la 'mia' pappa, quanti pezzettini di tonno scuri di sangue rappreso butta, come la schiaccia per bene (mi sono rimasti pochi dentini)...E io aspetto. Cosa avrà messo nella mia ciotola? Sarà abbastanza umido? Mi piace da morire leccare quel brodino gelatinoso che amalgama bene la pappa. Sono immobile ai suoi piedi e pazientemente cerco di indovinare dal profumo cosa ha scelto per me. E spesso indovino, ho ancora dei 'buoni' baffi! Mi ci butto subito sopra e mangio da ingorda. Poi tocca a me divertirmi in po'! Vado sul tappeto della sala, le giro il sedere, mi pulisco il musetto fingendo di aver finito. Cris subito mi mette davanti la ciotola 'dai Randi, hai mangiato poco!'. Mangio ancora un po' e poi mi sposto sul lato opposto del tappeto..e lei subito mi riporta la ciotola e rimescola il cibo con il solito cucchiaino. L ultima tappa la faccio nel mio divanetto..li si ferma la mia ciotola con quello che resta del cibo. Non sempre ne approfitto dell'amore di Cris, quando c'è il mio piatto preferito in assoluto, tonetto con acciughine, lo lecco tutto senza interruzioni finanche la ciotola. Rispetto il cibo, conosco i morsi della fame e so che tanti mici vivono di stenti.
Come è stato per me, allora avevo cinque mesi e tra quelle erbacce morta di fame e sete, sola e spaventata, cercavo di venirne fuori. Ero impigliata da ore, più cercavo di districarmi più mi inoltravo in quella fitta erbaccia secca. Quando mi abbandonarono quelle poche forze datemi dalla disperazione mi rassegnai a diventare cibo per qualche animale selvatico. Avevo miagolato chiamando aiuto per non so quante ore. Non avevo più fiato. Un fruscio improvviso mi destò dal mio torpore, girai il musetto verso il rumore: volevo vedere a chi sarei finita in pasto. Un muso bianco di gatto si paro’ davanti al mio. Ero finita! Pensai raggomitolandomi di piu’. Il gattone mi annusò poi si giro’ e allontanandosi mi apri un varco tra le erbacce. Ubriaca di debolezza lo seguii fino a rivedere il sole tramontare di quel caldo giorno di agosto. Lo temevo, per cui lo seguivo a distanza senza però perderlo di vista. Lui si fermava? Io pure. Lui annusava l'aria? io anche. Lui saltava piccoli ostacoli? per me erano montagne, cadevo, sbattevo il musetto..ricominciavo disperata. Non potevo perderlo di vista, non potevo perdere l’unica speranza di sopravvivenza. Infine saltando un muretto passo’ tra una staccionata, poi attraverso’ uno splendido giardino, si infilò in una gattaiola e scomparve. Tremando di paura spinsi con il muso lo sportello per sbirciare dentro. Che stupore! Vidi il mio 'salvatore' che mangiava avidamente, accanto altre ciotole di cibo e acqua. 'Bianchetto sei tornato? vieni che ti spazzolo'. Così scoprii che quel gattone dal pelo biancorosso, che pensavo fosse randagio, in realtà era di casa. Più il la’, su un comodo cuscino un altro gatto nero dormiva. La fame era troppa, vincendo la paura mi spinsi fino alla prima ciotola, vi infilai il musetto e finalmente dopo giorni provai a mangiare quelle sconosciute palline piccole e dure. Mentre cercavo di ingoiarne a più non posso, una mano leggera e calda mi accarezzò la nuca. Di colpo, con il cuore impazzito, mi fiondai nella gattaiola e fuggii nel campo oltre la villetta. Passai la notte nascosta sotto un vecchio secchio, sognando quella mano e il tepore della mia prima carezza.
Come è stato per me, allora avevo cinque mesi e tra quelle erbacce morta di fame e sete, sola e spaventata, cercavo di venirne fuori. Ero impigliata da ore, più cercavo di districarmi più mi inoltravo in quella fitta erbaccia secca. Quando mi abbandonarono quelle poche forze datemi dalla disperazione mi rassegnai a diventare cibo per qualche animale selvatico. Avevo miagolato chiamando aiuto per non so quante ore. Non avevo più fiato. Un fruscio improvviso mi destò dal mio torpore, girai il musetto verso il rumore: volevo vedere a chi sarei finita in pasto. Un muso bianco di gatto si paro’ davanti al mio. Ero finita! Pensai raggomitolandomi di piu’. Il gattone mi annusò poi si giro’ e allontanandosi mi apri un varco tra le erbacce. Ubriaca di debolezza lo seguii fino a rivedere il sole tramontare di quel caldo giorno di agosto. Lo temevo, per cui lo seguivo a distanza senza però perderlo di vista. Lui si fermava? Io pure. Lui annusava l'aria? io anche. Lui saltava piccoli ostacoli? per me erano montagne, cadevo, sbattevo il musetto..ricominciavo disperata. Non potevo perderlo di vista, non potevo perdere l’unica speranza di sopravvivenza. Infine saltando un muretto passo’ tra una staccionata, poi attraverso’ uno splendido giardino, si infilò in una gattaiola e scomparve. Tremando di paura spinsi con il muso lo sportello per sbirciare dentro. Che stupore! Vidi il mio 'salvatore' che mangiava avidamente, accanto altre ciotole di cibo e acqua. 'Bianchetto sei tornato? vieni che ti spazzolo'. Così scoprii che quel gattone dal pelo biancorosso, che pensavo fosse randagio, in realtà era di casa. Più il la’, su un comodo cuscino un altro gatto nero dormiva. La fame era troppa, vincendo la paura mi spinsi fino alla prima ciotola, vi infilai il musetto e finalmente dopo giorni provai a mangiare quelle sconosciute palline piccole e dure. Mentre cercavo di ingoiarne a più non posso, una mano leggera e calda mi accarezzò la nuca. Di colpo, con il cuore impazzito, mi fiondai nella gattaiola e fuggii nel campo oltre la villetta. Passai la notte nascosta sotto un vecchio secchio, sognando quella mano e il tepore della mia prima carezza.
Ciao Randi eri piccola affamata e sola ! Penso che tu abbia avuto una grande fortuna ad incontrare la tua mamma umana! Che tenerezza la tua storia! Baci e buonanotte!
RispondiEliminaSi, sono stata molto fortunata
RispondiEliminaMolti micetti abbandonati dalle loro madri randagie, non ce la fanno. Finiscono sotto le auto, oppure vengono uccisi da altri animali selvatici, oppure mangiano 'bocconi' avvelenati, tanti muoiono di stenti..in certi posti poi, vengono uccisi e cucinati come conigli.
Ma ci sono anche gatti abbandononati dalle persone e messi nei gattili.
Siamo felici quando qualcuno ci porta a casa. Ricambiamo con amore, con fusa, graffiatine e zampettatine. Non facciamo danni e a volte parliamo e ridiamo facendo così un sacco di compagnia. Siamo intelligenti e comprendiamo quando starcene da parte e quando scaldare il cuore dei nostri famigliari umani.
Mio padre anni fa porto' a casa, una sera, una gattina minuscola lanciata da un'auto davanti a lui mentre pioveva a dirotto!Era ridotta malissimo pensammo che morisse invece con l'aiuto di un veterinario e le nostre amorevoli cure si riprese e divento' una bellissima gatta! La casa in cui abitavamo era una palazzina di piu' appartamenti e agli altri inquilini comincio' a dar fastidio il nostro felino!
RispondiEliminaTante furono le lamentele che mio padre un giorno porto' con se' la gatta e l'affido' ad un contadino dalle parti di Reggio Emilia, molto lontano da noi!
Passarono sei mesi circa ,una sera sentimmo un miagolio alla porta e tanta fu la meraviglia e la contentezza quando ci trovammo di fronte la nostra gatta,ridotta pelle ossa e tutta sporca! Aveva affrontato un lungo e difficile cammino per tornare a casa! Mio padre non volle piu' separarsene e, incurante delle proteste condominiali, tenne per sempre a casa con noi la nostra gattina!
Non mi avevi nati detto questa cosa Mari! È' una storia bellissima! Come si chiamava questa gattina?
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